lunedì 28 giugno 2010

L' orgoglio

L’orgoglio è una virtù. Chiamiamola virtù perché molte volte l’orgoglio non è ritenuta una virtù ed è confuso facilmente con la superbia nel senso che l’orgoglio lo si intende come un atteggiamento di distacco, di superiorità nei confronti degli altri.
Beh, se noi lo prendiamo nella giusta collocazione ci accorgiamo che l’orgoglio non è tanto la pretesa di essere superiore agli altri, che sarebbe superbia, non è la pretesa di non avere nessuno al di sopra di sé, ma l’orgoglio è la pretesa del riconoscimento della propria dignità e della propria grandezza. E quindi da questo punto di vista noi dobbiamo sposare non tanto l’orgoglio con la superbia ma con il senso della dignità e David Hume da delle indicazioni molto belle in questo senso: “l’orgoglio è il sentimento del proprio valore”.
La caratteristica dell’orgoglio è che, in quanto pretesa di riconoscimento, in base a un valore, pretende il riconoscimento, non lo cerca. La caratteristica dell’orgoglio è che l’orgoglioso è distaccato, è austero, perché sapendo di valere pretende, ma proprio perché sa di valere non lo cerca.
Chi cerca l’apprezzamento, colui che, sapendo di non valere, vuole in qualche modo conquistare in modo surrettizio la scena. Normalmente chi cerca l’apprezzamento, si esibisce, chi ritiene di valere si ritrae. Ecco perché abitualmente nella nostra società, purtroppo, abbiamo troppo vana gloria e pochissimo orgoglio. Gente che vale poco o non si applica per valere che cerca il consenso attraverso l’esibizione, l’ammiccamento. Forse sarebbe opportuno rivalutare l’orgoglio come frutto di una fatica che attinge l’opera e cerca il riconoscimento in base a quello che ha fatto e non attraverso una dimensione seduttiva soprattutto nei confronti dei deboli.

Salvatore Natoli

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