mercoledì 25 gennaio 2012

Psicanalisi o Consulenza filosofica?

Di fronte a patologie conclamate, soprattutto di natura psicotica, la consulenza filosofica è impotente, ma lo stesso può dirsi della psicoterapia psicoanalitica, anche se un ascolto partecipe e interessato può alleviare la sofferenza psicologica e togliere i pensieri, i sentimenti e le emozioni di chi soffre da quella radicale solitudine e da quel senso di isolamento che aggrava la condizione di chi ha perso i contatti con il mondo e con gli altri. Del resto lo psichiatra Eugenio Borgna scrive in Malinconia (Feltrinelli): "Sarebbero necessarie dosi minori di analgesici, di sonniferi, di tranquillanti e magari di insulina nei diabetici se i pazienti potessero essere ascoltati: alleggerendo la loro solitudine che esaspera e aggrava ogni condizione di sofferenza psicologica ma anche di malattia". La terapia psicoanalitica è senz'altro efficace per la correzione delle dinamiche emotivo-relazionali e per i processi di simbolizzazione a partire dai quali prendono forma le modalità della nostra vita. Accade però che ci siano vissuti di sofferenza o comunque di disagio dovuti alla nostra particolare visione del mondo: troppo angusta per disporre di strumenti sufficienti per relativizzare il dolore, o priva di risposte in ordine a quel vissuto, oggi sempre più diffuso, relativo all'insignificanza della propria esistenza che non riesce a reperire un senso e una ragione soddisfacente per vivere. Se ad esempio la cultura economica oggi dominante ci percepisce come semplici produttori e consumatori, riducendo i nostri interessi al semplice reperimento o accaparramento del denaro, divenuto l'unico generatore simbolico di tutti i valori, nasce quella domanda che Franco Totaro si pone in quel suo bel libro Non di solo lavoro (Vita e Pensiero): "Ma i fini dell'economia sono anche i nostri fini?". Una domanda questa che affligge molte esistenze che, attraverso una riflessione filosofica, possono trovare un ri-orientamento. E ancora se nella nostra epoca governata dalla tecnica, che non si propone altro scopo che non sia il proprio auto-potenziamento, quanti individui soffrono per l'insensatezza della loro attività lavorativa e si percepiscono come semplici mezzi in un universo di mezzi, senza che si profili una finalità in grado di conferire un senso alla propria vita. Soprattutto oggi, dal momento che, come scrive Günther Anders in L'uomo è antiquato, (Bollati Boringhieri): "Mentre un tempo la vita e il mondo apparivano privi di senso perché miserevoli, oggi appaiono miserevoli perché privi di senso". Un tempo era la religione a offrire un senso all'esistenza, oggi che le speranze ultraterrene si sono affievolite, cosa meglio della filosofia può inaugurare una riflessione in grado di reperire una risposta a questa incessante e dolorosa domanda di senso? Sono questi due piccoli esempi che mostrano l'utilità della pratica filosofica.

Umberto Galimberti

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