Lui sospirò.
Come posso risponderti? Lei era matta, sorrise, perso in qualche ricordo.
Si passò una mano fra i capelli: Dio, se era tutta matta. Ogni giorno mi svegliavo accanto a una donna diversa, una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Era mille donne, lei. Ma il profumo era sempre lo stesso, inconfondibile. Era quella la mia unica certezza. Era il profumo dei viaggi che doveva ancora fare, mi diceva.
Le chiedevo cosa volesse dire ma non me lo spiegava mai. Mi sorrideva e sapeva di fregarmi, con quel sorriso. Perché ti giuro che quando sorrideva io non capivo più nulla, amico. Non capivo più nulla. Non sapevo più parlare né pensare. Niente, zero. C’era all’improvviso solo lei.
Era matta, rise, tutta matta. A volte si perdeva a guardare un mappamondo o un quadro, ci volevano ore perché tornasse in sé. E quella sua mania di mettersi sempre i pantaloni… Non l’ho mai vista con una gonna, sai?
A volte di notte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio. Lei no. Lei si innervosiva a starmi vicino in quei momenti. Si vestiva e stava in giardino tutta la notte, e guai a raggiungerla. Mi ordinava di lasciarla sola. La sentivo piangere, ancora oggi sono convinto che parlasse con qualcuno, in quelle notti terribili.
C’era qualcosa in lei, amico mio. Non so che cosa, ma non era una ragazza normale. C’era qualcosa in lei, o c’erano altre ragazze in lei, ancora oggi non te lo so dire.
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni.
Era matta tutta matta.
Ma l’ho amata da impazzire.
Charles Bukowski
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