venerdì 13 novembre 2015

La religione del nostro tempo

La religione del nostro tempo si fonda su due menzogne fondamentali.
La prima menzogna è la menzogna della libertà, cioè l’idea che l’essere umano è centrato su se stesso, che l’essere umano ha come compito fondamentale la propria autoaffermazione, coltivare la propria indipendenza, la propria autonomia e che la libertà sarebbe l’espressione più pura della capacità di essere autonomo del soggetto. 
La capacità di autofondarsi è una menzogna perché nega la dipendenza costitutiva che lega l’essere umano all’altro, non c’è vita umana senza la presenza dell’altro, non c’è vita umana senza il legame con l’altro. Mentre oggi ci si vuol fare credere che la libertà, o meglio il fantasma della libertà di tipo perverso che oggi circola, è che ciò che conta è l’uno solo.
Questa è la menzogna del farsi un nome da sé, del farsi da sé, farsi senza passare attraverso il legame con l’altro.
La seconda grande menzogna che si intreccia e rafforza la prima è la menzogna del nuovo e cioè l’idea che la felicità, la soddisfazione, il bene, è sempre in quello che non abbiamo, è sempre in quello che ci manca, è sempre nel nuovo, in quello che non possediamo.
Questa ricerca del nuovo porta con se una certa ebrezza, che nel tempo però genera la stessa insoddisfazione. Sostituire l’oggetto non modifica l’insoddisfazione, quindi questa libertà di farsi da sé, questa libertà dell’uno, questa ricerca del nuovo, non porta la vita alla felicità, non porta la vita alla soddisfazione.
In amore si scopre una verità profonda, si scopre che la vera e più autentica vulnerabilità dell’essere umano non è nel vivere nell’uno ma nel vivere nel due, lo sanno bene molti pazienti nevrotici che si lamentano di non trovare la persona giusta, in realtà non hanno nessuna intenzione inconscia di trovarla, stanno bene nell’uno, perché il due, è vero che fa sorgere il mondo, ma li espone anche a un rischio. L’amore è l’esperienza di questa esposizione assoluta al rischio della perdita, essere nelle mani dell’altro, senza riserve, essere solo in questo legame, tutto in questo legame. E’ un rischio assoluto, l’amore assoluto esige l’esposizione assoluta e questo espone al trauma.

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