lunedì 23 settembre 2013

Perché tanta paura della filosofia?


A luglio l'Ordine degli Psicologi ha sottoposto a referendum un punto del codice deontologico che prevede gravi sanzioni per gli iscritti che insegnano metodologie e tecniche psicologiche ai non psicologi. L'iniziativa, peraltro votata da meno del 15% degli aventi diritto, ha visto un largo successo dei "SI". L'unico motivo di questa iniziativa difensiva e corporativa è una battaglia contro nuove professioni emergenti, come la consulenza filosofica, che ora può autoregolamentarsi dopo la legge del 2013.

Risponde Umberto Galimberti

Adesso, che l'Ordine degli Psicologi voglia impedire a Socrate e ai suoi seguaci di fare il mestiere di filosofo, se si è psicologi, mi pare eccessivo. La filosofia non è nata nelle Università, ma nelle piazze e sotto i portici di Atene, per insegnare come condurre la propria vita con saggezza e virtù, seguendo le leggi di natura, in conformità alle quali occorre stabilire le leggi della città e della buona conduzione dell'anima. È sufficiente leggere i dialoghi di Platone, i testi di Aristotele dedicati all'etica e quelle degli stoici e degli epicurei, per rendersene conto.
La stessa psicologia nasce nell'Ottocento da una matrice filosofica, e per acquisire una sua scientificità si è poi appiattita sul modello medico, perdendo così la sua anima, come già peraltro aveva avvertito Eraclito, là dove scrive: "Per quanto tu cammini e percorra ogni strada, non potrai raggiungere i confini dell'anima, tanto è profondo il suo logos".
Scientifica è la psicologia delle Università, che studia l'intelligenza, la memoria, il linguaggio, il pensiero, l'apprendimento, l'emozione, la motivazione, in una parola le strutture fondamentali della mente umana, ma non è assolutamente scientifica la psicoterapia, da un lato perché non ha alcun riscontro sperimentale, oggettivamente documentabile, dall'altro perché, come dice Aristotele, "dell'individuale non c'è sapere". La psicoterapia non è una scienza, ma un'arte, e male ha fatto il nostro legislatore a consentirne l'accesso solo ai medici e agli psicologi, escludendo i filosofi, quando sulla cura dell'anima le cose più interessanti le hanno dette i filosofi.
Per limitarci al secolo appena trascorso, pensiamo a Jasper, Husserl, Heidegger, Sartre, Merleau-Ponty, che hanno posto le basi della psichiatria fenomenologica di Binswanger, Minkowski, Gebsattel, Strauss, e da noi Cargnello, Callieri, Borgna, e lo stesso Basaglia. Tutta gente da ignorare per non incorrere nelle "gravi sanzioni" dell'Ordine degli Psicologi? E che dire di Foucault, Hadot, Buber, Deleuze, Irigaray, Arendt, Jonas, Nussbaum, Zambrano? Sono tutti autori da mettere all'indice, o quantomeno da non leggere per non inquinare la purezza del sapere psicologico?
La consulenza filosofica è nata in Germania negli anni Ottanta con Gerd Achenbach, si è diffusa in Francia, Olanda, Stati Uniti, Israele, e ora anche in Italia. L'Università di Venezia ha inaugurato da otto anni un master biennale di consulenza filosofica con tirocini nelle scuole, negli ospedali, nelle aziende, nelle carceri. L'università di Milano-Bicocca ha una cattedra di filosofia morale e pratiche filosofiche tenuta dal prof. Romano Madera, che di recente ha pubblicato La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica (Raffaello Cortina). Esistono poi scuole di consulenza filosofica come "Phronesis", che ha tra i suoi fondatori Neri Pollastri, autore di Il Pensiero e la vita. Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo), e Moreno Montanari, autore di Vivere la filosofia (Mursia). Conclusione: se l'Ordine degli Psicologi, invece di minacciare "gravi sanzioni", consigliasse ai suoi iscritti di leggere qualche libro di filosofia, li aiuterebbe ad allargare l'orizzonte delle loro conoscenze e della loro pratica terapeutica. Non è chiudendo le porte al sapere che si aumenta la conoscenza.

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